giovedì 15 novembre 2012

"Venuto al mondo". Il nuovo lavoro di Castellitto

''I film servono a raccontare. E io in “Venuto al modo” ho cercato di mettere in scena qualcosa che emozionasse il pubblico raccontando i fondamentali, gli archetipi della vita umana, come la morte, la guerra, l'amicizia, la memoria, la maternità, la rimozione. Mi rendo conto, e' un film molto ambizioso''.

Queste sono le parole usate dal regista e attore romano Sergio Castellitto per parlare del suo nuovo lavoro, Venuto al mondo, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice, nonché moglie dello stesso regista, Margaret Mazzantini.

Il film racconta la storia di Gemma, una donna con la guerra negli occhi e nel cuore che insieme al figlio adolescente, Pietro, si reca a Sarajevo per assistere ad una mostra fotografica in memoria delle vittime dell’assedio di Sarajevo, tra le quali c’è anche il padre di Pietro. All’aeroporto Gemma viene accolta da Gojko, poeta bosniaco e suo amico fraterno che nel lontano 1984 le presentò il suo più grande e straziante amore, Diego.

La pellicola, sulla scia di Non ti muovere (2004), altro film di Castellitto sempre tratto da un best seller della Mazzantini, si presenta serio e introspettivo ma allo stesso tempo avventuroso. Descrive i destini tormentati dei due protagonisti durante gli attacchi di Sarajevo, separati dalla guerra e uniti da un amore intenso seppur problematico. Nonostante a fare da sfondo alla storia ci sia la minaccia della guerra serbo-bosniaca, Venuto al mondo è un film che inneggia al trionfo della pace; è un film che scava nella paura dell’essere umano con lo scopo di estrapolarne un segno di speranza, come la nascita miracolosa di una vita in tempo di guerra. È una storia estremamente attuale che ci fornisce un nuovo modo di assaporare le gioie e i dolori alla base della vita, affondando le radici in concetti ancestrali come la maternità, la guerra, l’amicizia, la morte, la passione e soprattutto l’amore, quell’amore complicato, ma profondamente autentico.

Venuto al mondo, convincente e ben girato, rende giustizia al cinema castellittiano a cui siamo abituati: un cinema impegnato ed emozionante che, tra etica e morale, lascia il giusto spazio ai silenzi e agli sguardi intensi; in cui felicità e mestizia si confondono e si mischiano sulla rima dell’occhio sia del protagonista, che dello spettatore. Ciò che rende la pellicola promettente è anche la preziosa interpretazione dei suoi due attori protagonisti, la musa del regista romano, Penelope Cruz (già presente in Non ti muovere), ed Emile Hirsch, promessa del cinema giovane americano, già visto in Into the wild di Sean Penn.

Il nuovo film di Castellitto è stato presentato lo scorso settembre al Toronto International Film Festival, e dopo il suo viaggio d’oltreoceano, è sbarcato nelle nostre sale giovedì 8 novembre, distribuito da Medusa Film.

Venuto al mondo, come sostenuto dal regista, rischia di essere un progetto parecchio ambizioso, ma va comunque sottolineato che, indipendentemente del successo che riceverà dal pubblico e dalla critica, è una pellicola in grado di innalzare significativamente lo spessore del nostro cinema.

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