La scena si apre con William (Aaron Johnson), un lugubre diciassettenne computer-dipendente , avvolto da una felpa grigia che cammina lungo il paranoico corridoio del web , circondato da porte virtuali, dietro le quali si cela una chatroom, ossia una “spremuta” di vita, morte e poche speranze di qualcuno come lui o quasi, intento a trovare/creare conforto ma anche sconforto in altri utenti/visitatori. La chatroom creata da William, da subito, si popola di Eva,Emily, Mo e Jim, adolescenti come lui che ammaliati dall’energia, apparentemente costruttiva di William, decidono di confidargli i loro sogni, le loro speranze ma soprattutto il loro disagio e il loro male di vivere. Ben presto, da “ancora di salvezza”, William si trasformerà in “sedia elettrica”, costruendo tassello dopo tassello il dramma intorno alle loro vite.
“Chatroom-I segreti della mente” è un thriller britannico dai colori noir firmato dal giapponese Hideo Nakata già regista del più famoso “Ringu” (1998). Tratto dall’estremizzazione del testo teatrale di Edna Walsh, questa pellicola prova a collegare il mondo virtuale a quello reale, passando attraverso il mondo delle chatroom, stanze che prendono forma, dimensione e colore della psiche di chi le abita, rendendola libera dal fastidioso e incessante richiamo della vita quotidiana al di là del desktop. Una trama attuale che tocca sia tasti attuali, come quello della dipendenza da internet , da cui ne consegue “la morte del dialogo”, quello reale e che non prevede parentesi, asterischi ed emoticon a mo’ di stati d’animo , sia, tasti dolenti, come quello del dramma del web-isolamento che può condurre alla proliferazione dei problemi piuttosto che alla loro risoluzione, col rischio di sfociare nei cosiddetti “suicidi on-line”, spesso scioccante argomento dei nostri telegiornali . Eppure come si vede nel film, i corridoi tra una chatroom e l’altra sono formicai impazziti, utenti di ogni tipo a cui tocca solamente la scelta della stanza più idonea da attraversare, sconosciuti pronti a fidarsi totalmente l’uno dell’altro, piuttosto che a relazionarsi con i veri affetti circostanti. Un film sui toni tristi dell’abbandono, metaforicamente e visivamente promosso, che crea panorami virtuali affascinanti che dichiarano riuscita l’idea chiave del regista di inventare un’ opposizione tra il mondo virtuale saturo di colore e quello reale decisamente monocromatico. Qualche nota di demerito va al finale, che pur svolgendosi nel mondo reale, non riesce a giocarsi bene la sua chance e a soddisfare quel desiderio di rivalsa, verso il protagonista, che cresce strisciando nello spettatore. Una cosa però resta certa, prima di ritornare a fidarvi delle vostre amate chat ci penserete su due volte e speriamo che alla seconda opterete per un cinema con gli amici (reali) .
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