domenica 10 marzo 2013

Recensione di "The Last Stand - L'ultima sfida" di Kim Ji-Woon

Ray Owens è un ex agente della polizia di Los Angeles, trasferitosi a Sommerton, una cittadina al confine tra l'Arizona e il Messico, per condurre una vita tranquilla come sceriffo di frontiera, al fianco di una squadra di aiutanti piuttosto inesperti. Intanto, a Los Angeles un pericoloso criminale e abile guidatore, di nome Gabriel Cortez riesce a sfuggire all’FBI durante un blindatissimo trasferimento. I federali iniziano a dargli
la caccia con ogni mezzo ma i loro tecnologici piani falliscono miseramente. Cortez, in fuga, si dirige a bordo di una potentissima Corvette truccata verso il confine, ma prima di varcarlo, dovrà fare i conti con lo sceriffo Owens e i suoi stravaganti vice.

Di questo parla “The last stand – L’ultima sfida” del sudcoreano Kim Ji-Woon (“Il buono, il matto, il cattivo”, 2008), un western d’azione che il regista ha saputo difendere dalle pretese Hollywoodiane, facendo prevalere il suo stile, che lui stesso definisce " una specie di mix tra “Die Hard”, storia tesa in cui si rischia di uccidere chiunque, e ”Mezzogiorno di fuoco”, in cui bisogna proteggere qualcosa". Il film di Jii-Woon, infatti, ruba dall’action movie “Die Hard” i ritmi serrati, gli inseguimenti mozzafiato e la comicità d’azione che tanto richiama il genere “pulp” e dal western “Mezzogiorno di fuoco”, l’immagine dello sceriffo onorevole, pronto a tutto per difendere la “sua” contea a colpi di assordanti sparatorie.

L’elemento vincente di “The Last Stand” è quello di rendere spassoso ciò che tenta di conformarsi allo stile sostenuto del tipico film d’azione americano. La prima parte della pellicola, mostra come l’ alta preparazione strategica e tecnologica dell’FBI e degli S.W.A.T, si riveli fallimentare rispetto a quella rudimentale del team dello Sceriffo, fatta principalmente di persone di animo buono e semplice, capaci di trasformare la paura in coraggio e delle armi da museo, in un arsenale coi fiocchi montato su di uno scuola bus.

L’altalenarsi continuo di serietà e humor, con l’aggiunta di un pizzico di “splatter”, fa risultare “The Last Stand” una pellicola perfetta per il ritorno cinematografico di un’icona come Arnold Schwarzenegger. Il “Terminator” ormai sessantacinquenne, infatti, nonostante i dieci anni lontano dal set, ancora una volta non delude nella sua interpretazione. Nei panni dello sceriffo Ray Owens, appare inizialmente arrugginito e fuori forma, ma appena il gioco si fa duro, torna, quasi, ad essere quello di un tempo, riuscendo ad essere all’altezza degli inseguimenti automobilistici e degli scontri corpo a corpo.

Quello di Ji-Woon, dunque, è un film che sa intrattenere il suo pubblico, riesce a prendersi volutamente poco sul serio come il suo protagonista, strappando sorrisi e tensione in tempi che, spesso, piacevolmente coincidono. Al comparire del titoli di coda, oltre al sorriso sulle labbra, una domanda si fa strada nella mente dello spettatore: “The Last Stand”, sarà davvero “l’ultima sfida” per Arnold Schwarzenegger? Ai posteri l’ardua sentenza.

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