lunedì 5 marzo 2012

"In Time” - Il tempo è denaro, ma ancor di più è vita

In una Los Angeles del futuro il tempo è letteralmente denaro. L’invecchiamento viene geneticamente bloccato al compiere del venticinquesimo anno di età, dopodiché il tempo va guadagnato, che sia fatto  legalmente o illegalmente, l’obiettivo rimane quello di non restare senza tempo;  chi ne ha tanto, forse troppo,  è immortale, chi ne ha troppo poco vive alla giornata.
Will Salas (Justin Timberlake) , un giovane del ghetto di Los Angeles  viene accusato di omicidio perché possessore di  una cospicua ed insolita somma di tempo a disposizione. Con i cosiddetti “Guardiani nel tempo” alle calcagna, il giovane ricercato sarà costretto a scappare, insieme alla sua “bella” (Amanda Seyfried), finchè non escogiterà un piano per  cercare di capovolgere il sistema.

Dopo aver curato la sceneggiatura  di film del calibro “The Truman Show” e  diretto pellicole come “Gattaca-La porta dell’universo”( 1997), “S1m0ne” (2002) e “Lord of War” (2005), il regista neozelandese Andrew Niccol , torna con “In Time” a creare mondi futuristici immersi in dimensioni spazio/temporali non sempre ben delineate,  ma spesso nemmeno troppo lontane dalle nostre. Ancora una volta, Niccol, analizzando attentamente gli ingranaggi arrugginiti del sistema, gioca col nostro mondo, trasformandolo, nelle sue pellicole, in una proiezione esasperata dell’originale,  che trova improbabili quanto geniali soluzioni.
Ne è la prova “In Time", nel quale  l’unica moneta di scambio diventa il tempo e la metafora  de “il tempo è denaro” si inietta in una società subdolamente simile alla nostra ma del tutto ingannevole: al compiere dei venticinque anni di età un timer sottopelle si attiva sull’avambraccio e da lì il miracolo tanto ambito dell’eterna giovinezza ha inizio; da quell’anno in poi, il tempo diventa un lusso di pochi e una condanna per molti. Ci si trova dinanzi, una società in cui nonne, madri e figlie sembrano coetanee, un mondo in cui la paura d’invecchiare svanisce ma quella di morire aumenta, una società in cui tra ricchi e poveri non c’è filigrana, ma ore, giorni e mesi di vita.
Tutto ciò è perfettamente rappresentato mettendo a confronto il quartiere povero “Dayton” e il quartiere ricco “New Greenwich”, le differenze visive saltano subito all’occhio, nel primo, il tempo è velocizzato al massimo, la vita scorre frenetica, cominciando dall’indossare un veloce indumento con la Zip al mattino, indice del fatto che non c’è tempo da perdere, nel secondo , invece, le ore scorrono lente e dense, secoli custoditi dentro imponenti casseforti  garantiscono l’immortalità ma anche  la perdita della percezione del senso della vita, dei sogni e delle ambizioni, sinonimo del fatto che vivere in eterno può portare a non vivere affatto.
La pellicola dopo averci presentato l’ordine/disordine del sistema “Niccoliano” si schiude nella ribellione, che vede protagonisti  il povero Will e la ricca Sylvia, entrambi s’improvviseranno Bonnie & Clyde nella leggenda di Robin Hood, ruberanno tempo ai ricchi per darlo ai poveri, cercando di riequilibrare le prospettive di vita della gente da un quartiere all’altro; nonostante  i continui inseguimenti alla “action movie” per sfuggire ai controllori del sistema “temporale/monetario” ; ossia i “guardiani del tempo”, capeggiati da Raymond Leon (Cillian Murphy).
“In Time” è un film da cui ci si aspetta molto dalla trama, e un  po’ meno dal trailer, l’idea è interessante ed entusiasmante ma  la realizzazione un po’ acerba , sfocia in sequenze a tratti adolescenziali. Quello che riecheggerà nella testa dello spettatore, subito dopo la visione del film, è che il tempo non va affatto sprecato e che fortunatamente, nonostante la crisi, il costo del biglietto sia stato pagato in euro e non in ore.

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