giovedì 13 ottobre 2011

“Drive” : un pulp di nicchia

“Dammi ora e luogo e ti do cinque minuti: qualunque cosa accada in quei cinque minuti sono con te, ma ti avverto, qualunque cosa accada un minuto dopo sei da solo. Io guido e basta”. Così si apre “Drive”, con le parole scandite in modo deciso al cellulare da un  abile meccanico  e stuntman cinematografico (nel film non viene chiarito il nome) che arrotonda lo stipendio sfruttando le sue prodezze da pilota per alcuni “lavoretti sporchi”. La sua solitaria esistenza viene  affollata da Irene, madre e moglie di un ex carcerato che porterà scompiglio nelle loro vite, immischiandoli in una sanguinaria faida criminale tra debiti e pareggiamenti di conti. 
Nicolas Winding Refn (“Bronson” 2008 e “Valhalla Rising” 2009) porta sul grande schermo “Drive” , una storia basata sull’omonimo romanzo di James Sallis, del quale  modifica dimensione temporale e sequenza narrativa ma conserva adrenalina e atmosfera.  Interamente ambientato in California, la storia si snoda tra le luci notturne di una Los Angeles policromatica e i silenzi imbarazzanti del monocromatico “the driver”,  la cinepresa il più delle volte spia silenziosamente il protagonista imprigionato tra i suoi pensieri  e ce ne fornisce un’ immagine, seppur a momenti non troppo chiara. Una pellicola nel quale i toni soft del primo tempo si sfumano con quelli drammatici del secondo, sfociando inaspettatamente in colori pulp dalle tonalità vagamente “Tarantiniane”, forchette conficcate in un occhio e crani massacrati; il tutto accompagnato da una colonna sonora efficace che tradisce la calma serafica e la scarsa espressività (voluta?) di Ryan Gosling, sul quale soltanto occhi lucidi e timidi sorrisi fanno la differenza. “Drive” presentato in concorso, quest’anno, alla sessantaquattresima edizione del festival di Cannes, è un film diverso, un film che, nonostante la trama non propriamente nuova, riesce con il suo discutibile finale, i suoi silenzi/assenzi e la sua staticità/dinamicità a sgomitare fino a diventare quasi di nicchia. Coloro che vedranno “Drive” si divideranno tra delusione e soddisfazione, ma una cosa è certa, per decidere da che parte stare bisogna solo andare al cinema.

Leggi questa recensione pubblicata anche su: www.ilpuntomagazine.it

Nessun commento:

Posta un commento