Corpi abbandonati a sé stessi, morti e allo stesso tempo vivi, semi - sommersi dall'acqua termale che promette di appianare quello che il tempo ha raggrinzito, trasformato, deturpato. Corpi sfasciati, corpi muscolosi e tonici, corpi giovani ed esili, corpi grassi e flaccidi, corpi con un conto alla rovescia più lungo di altri, corpi che attendono il miracolo, un miracolo che è dentro di loro, ma ne sono inconsapevoli.
È questa una delle tante scene emblematiche di Youth - La Giovinezza, settima opera cinematografia e seconda internazionale del regista partenopeo Paolo Sorrentino, che dopo l'Oscar per La Grande Bellezza, torna al cinema per raccontare con la stessa potenza fotografica e la stessa intensità emotiva, un tema delicato e forte come la giovinezza attraverso i punti di vista di due amici quasi ottantenni, un direttore d'orchestra in pensione e un regista alle prese con il suo ultimo film-testamento. [Continua a leggerla su Infooggi a questo Link]
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