Un giornalista scrive. Scrive di cose, di persone, di fatti
accaduti, di vicende incresciose oppure no, ma mai una volta che si trovi a
scrivere delle sue cose, dei suoi pensieri, dei suoi acciacchi mentali, dei
suoi tormenti feroci come belve, giganteschi come draghi. Un giornalista, dico,
scrive cose e fatti, quasi sempre a titolo completamente gratuito, e non ha
nemmeno più un secondo per scrivere di sé.
Come quando eravamo bimbe e un diario ci faceva diventare
piacevole la scuola ma anche l’adolescenza, perché se qualcosa andava troppo
bene o troppo male è lì che andava a finire, nero su bianco, anzi, inchiostro
glitter su bianco.
Ma adesso che la scuola è finita, e restano solo milleuno
esami in quasi tutte le materie della vita e adesso che le candeline costano
quasi più della torta, e che anche se non fosse esattamente così comunque la torta
non te la puoi mangiare perché sai bene dove ti va a finire, le cose sono tutte
diverse, troppo diverse, eppure...possibile che hai un titolo per scrivere e
nemmeno un minuto per scrivere di te? Di come te la passi, ora che la
ceretta è una compagna di vita e l’eyeliner della Kiko il tuo amante a “lunga
durata”?
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