Il saggio e potente Odino (Anthony Hopkins), sovrano di Asgard, reduce da una sanguinosa battaglia con il gelido regno di Jotunheim, abitato dai temibili giganti del ghiaccio, stipula un patto di non belligeranza con quest’ultimi, per assicurare pace ed equilibro ai nove mondi posizionati tra gli immensi e suggestivi rami dell’albero dell’universo. Purtroppo questa pace viene incrinata dall’intrusione di alcuni giganti del ghiaccio nella sacra e inviolabile fortezza dell’imponente Odino, questo scatena la vendetta nell’indole, più guerriera che umana, del superbo primogenito di Odino e prossimo erede al trono Asgardiano: Il potente Thor, Dio del Tuono. Quest'ultimo, disobbedendo agli ordini del padre, organizza, grazie all’appoggio dei suoi tre fedeli compagni e del fratellastro Loki (Tom Hiddleston) una spedizione diretta a Jotunheim, creando disordini e scompiglio ad Asgard e crepando considerevolmente la pace tra i regni. La furia di Odino si scatena sull’impulsiva disobbedienza del figlio Thor che viene quindi scacciato dal regno e scagliato sulla Terra, più precisamente a Hicksville, in Nuovo Messico. Il possente Thor spogliato della sua famigerata arma, il Martello Mjöllnir, e della sua armatura si ritrova disorientato, in jeans e maglietta, in una Terra del tutto sconosciuta ma che gli regala sentimenti nuovi come l’ amore, per la scienziata Jane (Natalie Portman), la saggezza, e l’umiltà. Mentre sulla terra le vicissitudini per il ritorno del figliol prodigo si fanno intense, ad Asgard, l’invidioso e traditore fratellastro Loki, trama contro Thor e il padre Odino.
Nel lontano 1962 nasce sulle pagine del “Journey into Mystery” , dalla penna-madre di Stan Lee e la matita-padre di Jack Kirby, Thor. Nordico eroe epico, forse il più amato tra i fumetti di casa Marvel, unisce tradizione e progresso, antico e moderno, tramite un magico ponte di connessione, così come fa il ponte Bifrost, protagonista dell’ossatura del racconto, creando il suggestivo collegamento tra i vari mondi. Il regista, Kenneth Branagh, fa rivivere l’immortale gloria di questo fumetto, preparando un calderone ricco di ingredienti imprescindibili : in primis, fa viaggiare tutto il film sulle note romantiche ed epiche di uno Shakespeare rivisitato di certo, ma che mantiene saldi alcuni dei suoi più famosi clichè, come spiegato dallo stesso regista: padri e figli in competizione, regni contesi, fratelli gelosi, lotte per il potere, conflitti familiari, persone pubbliche e passioni private, amori impossibili e contrastati; un insieme di Enrico V (omonimo film dello stesso regista), Amleto e perché no, Romeo e Giulietta, conditi però di un sano e mai fuori luogo humor, che si racchiude tutto in un Thor terrestre che come mezzo di trasporto, cerca un cavallo in un normale negozio di animali. Altro ingrediente essenziale, è il cast, in cui spiccano maggiormente un Anthony Hopkins la cui impeccabile e imponente espressività basta da sola a vestire i panni dorati del potente re Odino, un Chris Hemsworth con i suoi 10 kg in più di soli muscoli e addominali, credibile a sufficienza da non rischiare di scimmiottare il pompatissimo Gerard Butler in “300” (film tratto dal fumetto di Frank Miller) o l’ irruento Beowulf (personaggio dell’omonimo film di Robert Zemeckis), infine, una Nathalie Portman, che sembra cucirsi addosso ogni ruolo e che non a caso si trova in uno dei suoi periodi cinematografici più fertili. La paura che emerge, portando un fumetto sul grande schermo, una volta eliminato il pericolo “mancata fedeltà”, che in Thor viene sufficientemente sventato, è quella di rischiare di scadere in una scenografia troppo visibilmente finta e in una banale fotografia da videogame; ed è qui che entra in gioco un altro essenziale ingrediente: l’uso della “Computer Generated Imagery” (già usata in Toy Story) . Questa tecnologia, infatti, riesce ad innalzare il tutto ad un livello più alto e più scenografico: tra costellazioni quasi palpabili, Asgard prende vita sotto vesti dorate e forme futuristiche, tutta incastonata tra il medioevale e la fantascienza. Le previsioni rivelano che gli appassionati del genere resteranno incollati sulla poltroncina fino ai titoli di coda, a bocca aperta, forse,anche strabordante di popcorn; per tutti gli altri, il consiglio è di andare a vederlo, ma con la curiosità di chi ha voglia di vedere un’ inusuale tragedia Shakespeariana in bilico tra il terrestre e l’ extraterrestre.
Nel lontano 1962 nasce sulle pagine del “Journey into Mystery” , dalla penna-madre di Stan Lee e la matita-padre di Jack Kirby, Thor. Nordico eroe epico, forse il più amato tra i fumetti di casa Marvel, unisce tradizione e progresso, antico e moderno, tramite un magico ponte di connessione, così come fa il ponte Bifrost, protagonista dell’ossatura del racconto, creando il suggestivo collegamento tra i vari mondi. Il regista, Kenneth Branagh, fa rivivere l’immortale gloria di questo fumetto, preparando un calderone ricco di ingredienti imprescindibili : in primis, fa viaggiare tutto il film sulle note romantiche ed epiche di uno Shakespeare rivisitato di certo, ma che mantiene saldi alcuni dei suoi più famosi clichè, come spiegato dallo stesso regista: padri e figli in competizione, regni contesi, fratelli gelosi, lotte per il potere, conflitti familiari, persone pubbliche e passioni private, amori impossibili e contrastati; un insieme di Enrico V (omonimo film dello stesso regista), Amleto e perché no, Romeo e Giulietta, conditi però di un sano e mai fuori luogo humor, che si racchiude tutto in un Thor terrestre che come mezzo di trasporto, cerca un cavallo in un normale negozio di animali. Altro ingrediente essenziale, è il cast, in cui spiccano maggiormente un Anthony Hopkins la cui impeccabile e imponente espressività basta da sola a vestire i panni dorati del potente re Odino, un Chris Hemsworth con i suoi 10 kg in più di soli muscoli e addominali, credibile a sufficienza da non rischiare di scimmiottare il pompatissimo Gerard Butler in “300” (film tratto dal fumetto di Frank Miller) o l’ irruento Beowulf (personaggio dell’omonimo film di Robert Zemeckis), infine, una Nathalie Portman, che sembra cucirsi addosso ogni ruolo e che non a caso si trova in uno dei suoi periodi cinematografici più fertili. La paura che emerge, portando un fumetto sul grande schermo, una volta eliminato il pericolo “mancata fedeltà”, che in Thor viene sufficientemente sventato, è quella di rischiare di scadere in una scenografia troppo visibilmente finta e in una banale fotografia da videogame; ed è qui che entra in gioco un altro essenziale ingrediente: l’uso della “Computer Generated Imagery” (già usata in Toy Story) . Questa tecnologia, infatti, riesce ad innalzare il tutto ad un livello più alto e più scenografico: tra costellazioni quasi palpabili, Asgard prende vita sotto vesti dorate e forme futuristiche, tutta incastonata tra il medioevale e la fantascienza. Le previsioni rivelano che gli appassionati del genere resteranno incollati sulla poltroncina fino ai titoli di coda, a bocca aperta, forse,anche strabordante di popcorn; per tutti gli altri, il consiglio è di andare a vederlo, ma con la curiosità di chi ha voglia di vedere un’ inusuale tragedia Shakespeariana in bilico tra il terrestre e l’ extraterrestre.
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